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sabato 31 marzo 2012

Intervista integrale a Marina Thovez: "L'insostenibile leggerezza ..." di Kundera

Finale di stagione teatrale a Cascina Commenda e conclusione della tournèe di Marina Thovez e Mario Zucca si incontrano nello spettacolo “L’insostenibile leggerezza …” sabato 31 marzo alle ore 21. Due grandi interpreti, marito e moglie, torinesi di nascita e segratesi d’adozione, affermati a livello televisivo e teatrale, portano in scena un’opera, scritta dalla stessa Marina Thovez – che ne cura anche la regia – liberamente ispirata al romanzo “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera. Dopo il successo della trascrizione della “Casina” di Plauto, la Thovez torna a proporre un altro classico della letteratura, questa volta contemporaneo, che ha appassionato milioni di lettori nel mondo. Una storia d’amore, quella di Tomaz e Tereza, che racconta un periodo storico di liberalizzazione politica e culturale, dalla Primavera di Praga (iniziata nel gennaio 1968 con la salita al potere del riformista slovacco Alexander Dubček) alla successiva invasione da parte dell’Unione Sovietica nell’agosto dello stesso anno.
In tournèe da novembre, con il debutto di Carignano, abbiamo raggiunto telefonicamente la regista impegnata nella penultima data di Torino al Teatro Erba.
Siete compagni di vita e di lavoro, sposati dal ’95. In che occasione vi siete conosciuti?
«Al doppiaggio a Torino. Fu un colpo di fulmine. Mario è un comico nato, dalla capacità di improvvisazione straordinaria. Quando gli inviavano le scene inventava pezzi esilaranti che sostituiva alle battute originali con un sincrono perfetto! Sono rimasta affascinata. Poi ho cominciato a scrivere monologhi per i suoi spettacoli di cabaret. 12 anni fa siamo passati alla prosa e da allora siamo coppia fissa. Prima “Mortimer e Wanda” del 2000, definito dalla critica “un piccolo cult”, “Separazione” del 2008 e “Casina”, in scena anche a segrate nel 2009».
Qual è stato il vostro percorso formativo?
«A Torino abbiamo studiato all’Accademia d’Arte Drammatica di Ernesto Cortese. Dopo diversi lavori in rai, abbiamo proseguito con l’attività di professionisti, dedicandoci al doppiaggio e al teatro».
Doppiatori e attori, passioni che si intrecciano o vi appassiona più l’uno o l’altro lavoro?
«Il teatro è magia. Magia dello spettacolo, sempre diversa. E poi il rapporto con il pubblico, con cui si crea uno scambio fortissimo, è impagabile. L’obiettivo di attori e tecnici è regalare un sogno, quindi tutto deve funzionare. È un compito difficile. Da perseguire dall’inizio alla fine altrimenti si perde l’incanto che tiene insieme la finzione. Il doppiaggio, invece, è recitazione pura, una cosa completamente diversa. Ci si affeziona ai personaggi delle serie: sono rimasta orfana di Olivia Spencer (Crystal Chappell in “Sentieri”) dopo la chiusura della telenovela durata 72 anni!».
Incontrate difficoltà a lavorare insieme?
«No, per noi è bellissimo! Nonostante siamo entrambi attori – e, si sa, gli attori sono un po’ egocentrici – facciamo a gara a chi aiuta di più l’altro. Passiamo ore e ore insieme in auto, durante il montaggio e la lavorazione degli spettacoli. La tournèe per noi è un viaggio di nozze!».
Passiamo allo spettacolo che andrà in scena in Commenda. Il testo teatrale è inedito. Come è nato? Come mai la scelta è caduta su questo testo di Kundera?
«È una riduzione in forma di tragi-commedia che prende fortemente posizione nel movimento degli intellettuali. Ho soggiornato a Praga per approfondire la conoscenza del romanzo e per restituire attraverso il breve e immediato linguaggio teatrale, una storia che mi ha commosso. Ho fatto delle ricerche storiche – mi sono rivolta alla Procura Generale per avere atti e protocolli segreti dei Paesi del Patto di Varsavia – e musicali. Nella rappresentazione ho inserito solo brani di tradizione ceca, a rappresentare la mentalità popolare durante la Primavera di Praga, la lotta a suon di musica, arte, cinema, teatro. Questo spettacolo non è di propaganda politica, ma punta a far conoscere il recente passato di un Paese a noi vicino. È una storia d’amore unica e avvenuta una sola volta, ma al tempo stesso avvenuta milioni di volte in tutti quegli uomini e quelle donne che si riconoscono in Tereza e Tomas. È una protesta di sentimenti, di intimità violate, di carriere distrutte; una risposta laica al desiderio insito nell’animo umano, inesperto e passeggero, troppo leggero per sostenere l’assoluto. È una dolcissima danza di Pathos e Logos sui suoni della Boemia di Milan Kundera, che di Passione e Ragionamento è stato grandissimo maestro».
Che tipo di modifiche avete apportato al testo originale?
«Rispetto al romanzo, ho impostato come parte dominante la storia d’amore e le difficili vicende di Tereza e Tomas per rappresentare gli avvenimenti storici dell’epoca. Poi ho aggiunto la storia del professore universitario Franz e della sua allieva Sabina, due personaggi moderni che discutono di filosofia e che con buffo umorismo portano lo spettatore ad immedesimarsi nelle situazioni, rendendo leggero l’esercizio del pensiero. I dialoghi filosofici stanno a dimostrare che la cultura può essere divertente se l’approccio è giusto e non violento, sempre vero e semplice, mai semplicistico. Un po’ perchè siamo a teatro, un po’ perchè i drammi passati devono essere rispettati. Il dolore gridato e sofferto è “del momento”, quando avviene il delitto. Anni dopo puoi permetterti il lusso di raccontare l’avvenimento in maniera ironica».
Ha incontrato difficoltà  nella traduzione a testo teatrale?
«Metti insieme fantasia, piacere per la musica e ammirazione per l’autore … e il risultato è una trascrizione libera e ispirata. Ho impiegato un anno. Quando mi è balenata l’idea ho dovuto costruire i dialoghi, non presenti nel romanzo, di Tomas e Tereza. E quindi mi son detta “Se riesco a scrivere il primo atto, è fatta!”. In verità, poi sono andata avanti senza sapere se sarei riuscita davvero a finirlo. Ma sono arrivata alla conclusione e così siamo passati allo studio fisico delle parti e all’allestimento scenico. Curata dal grande Nicola Rubertelli, la scenografia è corposa, con muri imponenti che bloccano le vie d’uscita. Un labirinto, entro il quale, come topi in gabbia, i personaggi si trovano spiati e costretti nel percorso obbligato del regime stalinista, che censura ogni movimento».
Concludete la stagione a Segrate, città in cui abitate. Com’è andato finora lo spettacolo?
«Siamo molto contenti del successo. Lo spettacolo è faticoso ma siamo tranquilli. L’unica angoscia per il finale è riuscire a costruire la scenografia, rendendo onore al lavoro di Rubertelli, sul palcoscenico di Cascina Commenda che poco si presta a questo tipo di allestimento».
Il prossimo lavoro? C’è qualcosa in cantiere?
«Per l’anno prossimo abbiamo in programma la nuova tournèe de “L’insostenibile leggerezza … ”, sperando di poter arrivare al terzo anno di repliche come in “Casina”. Ora sono troppo presa e concentrata su questo spettacolo per iniziare a dedicarmi a un altro».
In questa situazione di crisi generale in cui anche le istituzioni lo considerano in secondo piano, cosa si può fare per migliorare le condizioni del teatro?
«Gridare che non è così e sbugiardare le persone che lo dicono.  Anche il Ministro Monti se non avesse seguito il suo percorso di studi, non sarebbe arrivato dove è arrivato! Gridare la verità. Questo spettacolo ha come linea guida la trasposizione teatrale di un romanzo importante e quindi ha la possibilità di fare conoscere al pubblico gli ideali di umanità, libertà intellettuale e cultura. Cultura che riguarda tutti. È grazie alla cultura degli intellettuali che hanno gridato e ai politici che hanno rischiato la vita che la rivoluzione ceca è stata la meno sanguinaria di tutte. É una rivoluzione nata e mossa dalla fame e che non è sfociata nell’ignoranza, ma nella conoscenza che rappresenta la prima difesa dalla morte. I russi avevano distrutto la cultura. Nessun ceco ha preso in mano un’arma. Il popolo ha creduto e seguito gli intellettuali che all’epoca si sono esposti. Oggi la Repubblica Ceca è uno dei primi Paesi al mondo in cui si legge di più. La cultura salverà il mondo, soprattutto in momenti di grande crisi. Perchè restano la speranza, la fantasia, l’intelligenza e il desiderio di socialità. E la gente si rifugia in questi valori. La dimostrazione è che il teatro sta subendo una fioritura. E per questo deve essere parte del mondo di oggi, per trasmettere anche un’immagine grottesca di ciò che siamo».

Appuntamento sabato 31 marzo, ore 21. Ingresso da 12 a 15 euro. Info e prenotazioni: TicketOne Cascina Commenda: Via Amendola 3, Segrate. Tel: 02-2137660 – info@spazioteatrio.it – da mer a sab (orari: 10-13 / 16-19).

venerdì 30 marzo 2012

Torneo Primavera: novità per la 25a stagione del memorial Narri

Arte dei suoni: Ensemble Sangineto in "Suoni di antichi strumenti"

Musica Giovane: finale di stagione - Sarchini e Novaretto in "Danzando ... a quattro mani" -

Marina Thovez e Mario Zucca: "L'insostenibile leggerezza ..." - Cascina Commenda -

Proposte attività 28 marzo-18 aprile ... e dintorni

Proposte attività 28 marzo-18 aprile ... Segrate

Matteo Iannacone: la nuova scoperta del team

Musica Giovane: Carnelli e Delconte - videoconcerto "Il ragtime e la preistoria del jazz" -

Proposte attività 14 -28 marzo... e dintorni

Jesus il musical: Cascina Commenda

Proposte attività 14-28 marzo ... Segrate