Cerca nel blog

mercoledì 16 maggio 2012

Intervista a Massimo Stingo, maestro di canto alla scuola di TeAtrio


«L’espressione della bellezza. Il motore della vita». Per Massimo Stingo - musicista, insegnante, tecnico audio e luci e compositore per le produzioni della compagnia TeAtrio – è questo il valore della musica. Diplomato in violoncello, per anni si è esibito in concerti in giro per l’Italia, tra locali e teatri, fino ad approdare a TeAtrio. L’abbiamo incontrato in occasione dello spettacolo finale “Just for one night!” degli allievi del suo corso di canto in programma il prossimo 24 maggio.
Come è iniziata la tua carriera di musicista?
«Ho studiato violoncello al Conservatorio G. Verdi di Milano, in concomitanza con il liceo interno, con due Primo Violoncello: Antonio Pocaterra prima e in seguito Luigi Veccia, mio nonno, che insegnava anche alla Scuola Civica di Milano».
Quali esperienze hai avuto in orchestra?
«A 16 anni ho suonato con l’orchestra della Scuola Civica che offriva anche interessanti prospettive di tour. Per 8 anni ho fatto parte dell’Orchestra Giovanile dell’Unione Europea, fondata nel 1974 dal Maestro Claudio Abbado e composta da 140 musicisti tra i 14 e i 24 anni selezionati tra circa 4 mila candidati. Ci muovevamo con cinque pullman! Per due anni sono stato anche il più giovane violoncellista dell’Orchestra Stabile del Festival dei Due Mondi di Spoleto».
Quando ti sei avvicinato alla musica leggera?
«A 20 anni, dopo il diploma in violoncello, ho avuto alcune esperienze cameristiche e di incisioni discografiche per archi e mi sono esibito due volte anche per il Papa nella sua residenza estiva a Città del Vaticano. Pian piano però ho abbandonato il violoncello. La scelta è derivata sia dalla passione per la musica leggera che da motivi economici. Vent’anni fa quando i locali di Milano erano più aperti a esibizioni di gruppi emergenti, era più facile trovare lavoro. Nelle orchestre, invece, non c’è molto ricambio generazionale. Ho iniziato a suonare la chitarra nei locali e mi sono esibito sia come solista che con cinque gruppi, sperimentando generi diversi: rock italiano e musica d’autore, tribute e cover band, funky. Ho fatto anche il corista-violoncellista per alcuni gruppi».
Quanto ha contribuito la preparazione classica alle tue esperienze successive?
«Molto. Sicuramente l’impostazione musicale che ho ricevuto e la mia predisposizione per la musica mi hanno aiutato ad essere versatile. In conservatorio ho seguito il corso quinquennale obbligatorio di canto corale e poi privatamente ho studiato canto jazz. Ho proseguito da autodidatta affiancando lo studio alla lettura di libri che trattavano tale disciplina e nello specifico la respirazione, importante per la corretta emissione del suono e per l’impostazione vocale. In seguito, ho deciso di intraprendere in prima persona l’insegnamento per trasmettere il giusto connubio tra tecnica e capacità di esternare emozioni. Da 15 anni insegno nella scuola di TeAtrio».
Come ti sei avvicinato alla compagnia di TeAtrio?
«Mia sorella Barbara mi ha spinto ad andare a vederla nell’allora scuola di Milano 2. Ho iniziato aiutando Alessandro Bontempi nel dietro le quinte degli spettacoli, sistemando casse e mixer, preparando compilation e distribuendo volantini pubblicitari degli spettacoli per le vie di Milano 2. In bicicletta, insieme a lui. In questo modo riuscivamo a coprire un bacino limitato di persone ma il metodo ha funzionato: in alcune occasioni abbiamo dovuto rifare lo spettacolo anche quattro sere di fila per riuscire ad accontentare tutti. Lo spazio raccoglieva solo 90 posti».
Hai fatto anche il corso di teatro?
«Sì, a un certo punto della nostra collaborazione ci siamo detti “arricchiamoci a vicenda!”. E così io ho fatto teatro e Ale canto. Ho fatto parte del cast di “Novecento” dove, durante il famoso duello, ho sfidato a suon di vocalizzi Claudio Pozzi che rispondeva al pianoforte. È stata una bellissima esperienza».
Attualmente di cosa ti occupi?
«In generale seguo la parte musicale, dalle serate di liscio e tango al PalaSegrate, alle Colazioni Musicali durante la stagione estiva in Commenda. Compongo le colonne sonore delle nostre produzioni e insegno canto».
Preferisci stare più dietro le quinte?
«Beh, per vent’anni sono stato quello davanti. Ora preferisco occuparmi della parte tecnica degli spettacoli e della preparazione dei miei allievi».
Com’è strutturato il corso di canto?
«Sono due anni. Il primo è dedicato allo studio della respirazione, dell’emissione del suono e della corretta postura e alle basi fondamentali di teoria e solfeggio. Poi si passa a cantare senza l’ausilio della voce guida, puntando l’attenzione sulla capacità espressiva e sulla gestione dello spazio sul palco. Nel corso del secondo anno si perfeziona il canto dando spazio alla corrente musicale di appartenenza di ciascuno. Poi si passa alle basi dell’improvvisazione e all’esibizione su strumenti dal vivo».
Quanti allievi segui e qual è la fascia di età?
«In ogni gruppo non più di otto persone, per assicurare a tutti la giusta attenzione. La frequenza è settimanale da 2 ore alla volta, con incremento di lezioni straordinarie nel mese del saggio. C’è anche la possibilità di seguire lezioni singole. L’età è varia, dai 16 anni in su. ».
È più difficile cantare in italiano o in inglese?
«Sicuramente in italiano. L’inglese è più musicale e si presta meglio alle linee melodiche perchè mancano le parole dalla pronuncia “dura”. L’italiano viene ancor prima del tedesco come livello di difficoltà».
Se si presenta qualcuno molto stonato… come ti comporti?
«Propongo un corso di educazione all’orecchio. Stonato è chi non riesce a tradurre il suono in nota. Ci sono persone stonate per definizione, ma in realtà secondo me avrebbero solo bisogno di un orientamento musicale e di sfogare questa bellezza nel quotidiano, anche solo canticchiando o fischiettando. Non si può vivere senza musica!».
Appuntamento giovedì 24 maggio ore 21, Cascina Commenda. Ingresso 5 euro. Info e prenotazioni: 02-2137660; info@spazioteatrio.it.
Fotografie di Nicodemo Luca Lucà


Intervista a Massimo Stingo


Proposte attività 16-30 maggio ... e dintorni


"Giovani Talenti - segratesi - per il Papa": Jubilant Gospel Girls e Marco Lo Presti


Proposte attività 16-30 maggio ... Segrate


Festa di San Vittore 2012: il dietro le quinte


venerdì 20 aprile 2012

Attrice? No, al servizio di arte e teatro Enrica Chiurazzi si racconta

Ventisette anni e una grande passione: il teatro. Enrica Chiurazzi, artista segratese, una laurea in Linguaggi dei media alla Cattolica e metà della vita sotto le luci del palcoscenico. L’abbiamo incontrata dopo l’ultima data dello spettacolo “Madre” (regia di Maria Rita Simone) di cui è attrice protagonista.


Come ti sei avvicinata al teatro?
«Ho iniziato alle medie con Alessandro Bontempi all’allora scuola “La locomotiva”. È stata mia mamma a suggerirmi il corso sperando che andassi. Così è stato e non sono più andata via».
È vero che il teatro fa vincere la timidezza?
«Assolutamente no. Non è un posto per far terapia. Per quello ci sono gli psicanalisti. Fin da bambina sono sempre stata timida. Sicuramente ho acquisito sicurezza, ma nel mio mondo: posso esibirmi per un pubblico, rientra nei miei compiti dar vita all’incontro attore-spettatore. Ma non riuscirei ad attirare l’attenzione davanti a una piazza. Non mi sentirei a mio agio».
Perchè sei rimasta?
«Mi sentivo a casa. Sentivo che tutto era giusto: momento, persone, posto. Potevo esprimermi e sentirmi viva. In fondo, cerchiamo tutti un luogo caldo che ci faccia sentire comodi. Io l’ho trovato».
I tuoi genitori ti hanno sempre appoggiata?
«All’inizio pensavano che fosse solo un hobby. Ma pian piano ho sviluppato la passione che è diventata un gioco serio. E il loro punto di vista è cambiato. Se da un lato mi supportavano e venivano a vedere i miei spettacoli, dall’altro si preoccupavano del mio futuro. Desideravano per me un lavoro fisso – che ora come ora a quanto pare è difficile da garantire in ogni caso – con busta paga a fine mese. Il teatro è sì un compagno di vita, ma a livello economico non dà molte soddisfazioni. È sudore e fatica. È crederci e continuare ad andare avanti sapendo che tutto si muove contro. Puoi lavorare in una compagnia, oppure fare casting e rischiare di lavorare per pochi mesi all’anno».
Qual è stato il tuo percorso?
«Due anni con Bontempi, tre alla scuola “Faro teatrale” e in contemporanea un anno alla “Scuola Internazionale di Kuniaki Ida”. Quest’ultimo corso è orientato sulla fisicità dell’attore, mentre il “Faro” mi ha permesso di conoscere l’importanza dell’arte nel suo complesso. Mi ha fatto crescere non come attrice ma come essere umano: ho imparato a prendermi cura di uno spazio lavorativo, ho lavorato sulle dinamiche del gruppo, sul concetto di responsabilità nei confronti di me stessa, dei miei partner di scena e del lavoro che porto avanti. Grazie a questa scuola ho visto la poesia del teatro».
Cosa significa per te stare sul palcoscenico?
«Avere proprio quelle responsabilità. Un attore deve riuscire a regalare un’emozione, deve lasciare un seme negli spettatori».
Cosa fai attualmente?
«Faccio parte dell’associazione culturale “Atelier Teatro” che si occupa di formazione e produzione culturale, insegno teatro a bambini e adulti e faccio spettacoli per bambini».
Chi ti ha ispirato da bambina?
«Ispirata è un parolone. Diciamo che ero innamorata di Bruce Willis, un super eroe. Avevo tappezzato di poster la mia stanza. Ma non mi interessavano le sue doti attoriali… ora stimo personaggi come Marco Paolini e Marco Baliani perchè usano il mezzo di comunicazione del teatro per mostrare la realtà. E certamente Peter Brook, uno degli ultimi maestri contemporanei che abbiamo».
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi da attrice?
«Da bambina desideravo fare l’”attrice”. In realtà ora non mi piace tanto questo appellativo, lo trovo riduttivo. Lavorando in teatro, soprattutto in un’associazione, ci si rende conto che è un compito più ampio. È un lavoro di scoperta e di ricerca, un servizio al teatro e all’arte».
Quindi chi sei? «Enrica, lavoro in teatro».
E…
«Il mio obiettivo: raccontare storie, andando oltre la memorizzazione della parte. Fare da portavoce di un’epoca per non far dimenticare ad esempio da dove proviene una cultura».
Ecco, parliamo di “Madre”.
«Prodotto da “Crucifixus, Festival di Primavera” nel 2011, è un monologo che racconta la Passione di Cristo vista dal punto di vista di Maria. Ma non tratta solo la visione religiosa: si spinge a un livello umano, terreno, perchè racconta di una madre a cui hanno ucciso un figlio. Quest’anno è stato proposto in diverse chiese della zona di Brescia e Val Camonica. Ora vorrei portarlo a Segrate, per regalare qualcosa alla città che mi ha cresciuta. Un ritorno alle origini, allo stesso modo in cui “Madre” riporta alla tradizione religiosa da cui proveniamo».
Lo spettacolo che hai nel cuore?
«“Duty Free della sopravvivenza”  di Atelier Teatro (regia di Mamadou Dioume) realizzato in occasione della prima Marcia Mondiale per la pace e la non-violenza del 2009. È un meraviglioso lavoro di creazione in cui noi attori abbiamo improvvisato e il drammaturgo dell’associazione Andrea Viganò ha creato il testo».
Tra un mese la scuola di TeAtrio porta in scena “Desaparecidos y Cabrones” di Bontempi. Ti dice qualcosa?
«Mai dai, davvero? È uno dei primi spettacoli che ho fatto con Bontempi! Andrò a rivederlo. Ai tempi avevo solo 13 anni, ma se lo dovessi rifare ora lo affronterei con maggiore consapevolezza. Ale e tutta la compagnia di TeAtrio sono stati la mia prima famiglia. Devo tantissimo a loro».
Hai fatto parte del cast di due cortometraggi. Mai pensato di buttarti nel cinema?
«“Poesia che mi guardi” di Marina Spada (2010) e “Exi(s)t” di Alessandro Soresini (2011). Non conosco ancora quel mondo, le dinamiche sono completamente diverse dal teatro. Ora come ora amo stare dove sto».
Guardi mai la tv?
«Tendenzialmente no. Nonostante sia stata creata come mezzo di trasmissione della cultura, credo che al giorno d’oggi, non venga utilizzata al meglio delle potenzialità: punta un po’ troppo su passatempi sterili. Un vero peccato».
Consiglieresti a un aspirante attore di buttarsi in questo mondo?
«Beh, sono di parte. Certamente sì. Il segreto è non demordere anche se i primi risultati non sono entusiasmanti. Bisogna crederci, avere sete di conoscenza. Il teatro richiede sacrifici. È un gioco, serio, ma divertente!».

Intervista a Enrica Chiurazzi

Proposte attività 18 aprile - 2 maggio ... e dintorni

3° premio alla 34a edizione del Concorso "Primavera 2012" per Anna Ulizzi

“Rosa del mattino”. Questo il titolo del dipinto che ha vinto il 3° premio alla 34a edizione del Concorso Internazionale d’arte “Primavera 2012” organizzato dalla Galleria Eustachi di Milano. 
Delle quaranta partecipanti, per un totale di ottanta quadri presentati, è stata l’artista segratese Anna Ulizzi ad aggiudicarsi la Coppa Eustachi. Insegnante di matematica per quarant’anni, da qualche anno ha riscoperto la sua antica passione e ha seguito corsi di disegno e pittura a olio per approfondire diverse tecniche espressive. Ispirandosi all’osservazione della natura, la Ulizzi predilige la trasformazione in arte di soggetti floreali. 40 le opere presentate nel corso di mostre nazionali e internazionali – a Segrate l’abbiamo conosciuta nel corso di eventi  quali “Pittori sotto il portico” (associazione Sinantropo), “Mostra-laboratorio Rosa Shocking” (associazione D come Donna), Festa di San Rocco, e altri – la prossima delle quali si terrà al Castello di Eggersberg a Monaco di Baviera. “Rosa del mattino” sarà esposto fino al 28 aprile presso la Galleria Eustachi (via Eustachi, 33). 
Per info: http://www.myspace.com/uliji

"Rosa del mattino" di Anna Ulizzi si aggiudica la Coppa Eustachi

In biblioteca per affrontare la dislessia


Proposte attività Segrate 18 aprile - 2 maggio

martedì 10 aprile 2012

“In biblioteca anch’io”, quattro incontri per affrontare la dislessia

Lettura scorretta? Difficoltà di comprensione del testo scritto e di memorizzazione? Sono solo alcune delle manifestazioni della dislessia, un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) poco conosciuto in Italia, ma che si pensa riguardi il 3-4 % della popolazione scolastica nella fascia che va dalla Scuola Primaria alla Secondaria di primo grado. Il disturbo interessa uno specifico dominio di abilità: lettura, scrittura (la disortografia è presente nel 60 % e la disgrafia nel 43 % dei casi) o calcolo (la discalculia è riscontrata nel 44 % dei casi). Tra i frequenti comportamenti atipici si riscontrano l’inversione di lettere e numeri (ad esempio 31-13), la sostituzione di lettere (m-n; v-f; b-d), la difficoltà nel memorizzare le tabelline e alcune nozioni in sequenza (come le lettere dell’alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell’anno), la confusione riguardo ai rapporti spazio-temporali (destra-sinistra; mesi-anni; ieri-domani ). Sebbene si presenti in maniera eterogenea nella popolazione, la causa non è attribuita a deficit di intelligenza, sensoriali e neurologici o a problemi ambientali e psicologici. Il bambino con DSA è intelligente e solitamente vivace e creativo. Al fine di aumentare la sua autostima e la sua motivazione e per di evitare che si senta sotto pressione per la prestazione, è opportuno che il bambino sia seguito a casa e a scuola in maniera appropriata, anche con l’ausilio si software specifici che forniscano supporto al suo lavoro.

La Biblioteca di Segrate, in collaborazione con Regione Lombardia, presenta “In Biblioteca anch’io”, un progetto rivolto a insegnanti, genitori e ragazzi articolato in quattro giornate, a ingresso gratuito (previa prenotazione per massimo 20 posti). Scopo degli incontri è avvicinare ai libri e alla lettura coloro che manifestano disturbi specifici di apprendimento e proporre strumenti informatici di supporto. Un’opportunità di incontro e di confronto delle rispettive esperienze. Sarà presente la dottoressa Alessandra Doneda, counsellor sistemico-relazionale del Centro milanese di Terapia della Famiglia. Il calendario nel dettaglio:

Mercoledì 11 aprile, ore 17.00, “Leggere ascoltando”: attraverso una dimostrazione pratica con videoproiettore si illustrerà come si usano ebook e pdf, audiolibri, risorse su internet e registrazioni che rendono facile e divertente la lettura per chi fa fatica.

Mercoledì 18 aprile, 2 maggio e 9 maggio, ore 17.00, “Impariamo a leggere con la tecnologia” tre occasioni per: provare a utilizzare le nuove tecnologie per la lettura, per lo studio e per la registrazione di audiolibri, discutere i vantaggi di un buon uso degli strumenti informatici e condividere le difficoltà e le soluzioni per rendere più facile, stimolante e fruttuoso l’apprendimento anche per chi fa fatica a leggere e scrivere.

Luogo degli incontri: Biblioteca comunale di Segrate, Via degli Alpini, 34. Per informazioni e iscrizioni: 02-21870035; biblioteca@comune.segrate.mi.it.

http://www.segrateoggi.it/2012/04/10/in-biblioteca-anchio-quattro-incontri-per-affrontare-la-dislessia/

venerdì 6 aprile 2012

Al San Raffaele passi avanti nella ricerca sulla sclerosi multipla

È di poche settimane fa la pubblicazione su The Journal ofExperimental Medicine dello studio internazionale finanziato da FISM(Fondazione Italiana Sclerosi Multipla) portato avanti dal Laboratorio di Ricerca di Immunobiologia delle malattie neurologiche presso l’INSpe (Istituto di Neurologia Sperimentale) dell’Ospedale San Raffaele. Si parla di passo avanti nella ricerca sulla sclerosi multipla (SM), una patologia infiammatoria cronica che colpisce il sistema nervoso centrale (SNC) e che comporta demielinizzazione. La perdita della mielina, una sostanza che riveste gli assoni (le diramazioni dei neuroni), è causa di alterazioni nella conduzione dell’impulso nervoso. Il termine “multipla” indica letteralmente la formazione di multiple placche (lesioni) in diverse aree del cervello e del midollo spinale la cui localizzazione è variabile, determinando il diverso quadro patologico che si riscontra nei pazienti e l’imprevedibilità dell’andamento sintomatologico a partire dall’esordio della malattia. Tali placche possono evolvere da una fase infiammatoria iniziale a una fase cronica, in cui assumono caratteristiche simili a cicatrici, da cui deriva il termine “sclerosi”.

L’equipe coordinata dalla dottoressa Cinthia Farina (nella foto)  ha individuato un processo patologico alla base della seconda malattia neurologica e la prima di tipo infiammatorio cronico più frequente nel giovane adulto tra i 20 e i 40 anni. Ruolo cruciale nello sviluppo della patologia è svolto dagli astrociti, cellule del SNC deputate al supporto metabolico e trofico ai neuroni e determinanti per la formazione di quel tessuto cicatriziale in cui ha luogo la reazione infiammatoria acuta. Dallo studio del modello animale di sclerosi multipla (encefalomielite autoimmune sperimentale) in topi geneticamente modificati, è emersa una forte espressione del recettore TrkB sugli astrociti responsabile del legame delle neurotrofine, una famiglia di fattori di crescita fondamentali per la sopravvivenza, il differenziamento e la funzionalità cellulare, considerate benefiche per la neuroprotezione e la neurorigenerazione. Ma la sovraespressione di TrkB porta a una maggiore sensibilità alle neurotrofine e alla produzione di ossido nitrico (NO), con conseguente risposta immunitaria, danno e morte neuronale. Risulta quindi verosimile la correlazione tra aumento del numero di recettori TrkB presenti sugli astrociti e danno neuronale caratteristico della sclerosi multipla. «Descriviamo per la prima volta un nuovo processo patologico – ha dichiarato Cinthia Farina – che sottolinea il contributo dell’astrocita alla neurodegenerazione; l’utilizzo di approcci di medicina traslazionale ci ha permesso di comprendere le implicazioni di queste osservazioni nel caso specifico della sclerosi multipla. In questo modo siamo giunti a conclusioni di grande rilevanza: in futuro, strategie volte a bloccare il processo neurodegenerativo innescato dalle neurotrofine tramite l’astrocita potrebbero condurre allo sviluppo di nuove terapie neuroprotettive».


sabato 31 marzo 2012

Intervista integrale a Marina Thovez: "L'insostenibile leggerezza ..." di Kundera

Finale di stagione teatrale a Cascina Commenda e conclusione della tournèe di Marina Thovez e Mario Zucca si incontrano nello spettacolo “L’insostenibile leggerezza …” sabato 31 marzo alle ore 21. Due grandi interpreti, marito e moglie, torinesi di nascita e segratesi d’adozione, affermati a livello televisivo e teatrale, portano in scena un’opera, scritta dalla stessa Marina Thovez – che ne cura anche la regia – liberamente ispirata al romanzo “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera. Dopo il successo della trascrizione della “Casina” di Plauto, la Thovez torna a proporre un altro classico della letteratura, questa volta contemporaneo, che ha appassionato milioni di lettori nel mondo. Una storia d’amore, quella di Tomaz e Tereza, che racconta un periodo storico di liberalizzazione politica e culturale, dalla Primavera di Praga (iniziata nel gennaio 1968 con la salita al potere del riformista slovacco Alexander Dubček) alla successiva invasione da parte dell’Unione Sovietica nell’agosto dello stesso anno.
In tournèe da novembre, con il debutto di Carignano, abbiamo raggiunto telefonicamente la regista impegnata nella penultima data di Torino al Teatro Erba.
Siete compagni di vita e di lavoro, sposati dal ’95. In che occasione vi siete conosciuti?
«Al doppiaggio a Torino. Fu un colpo di fulmine. Mario è un comico nato, dalla capacità di improvvisazione straordinaria. Quando gli inviavano le scene inventava pezzi esilaranti che sostituiva alle battute originali con un sincrono perfetto! Sono rimasta affascinata. Poi ho cominciato a scrivere monologhi per i suoi spettacoli di cabaret. 12 anni fa siamo passati alla prosa e da allora siamo coppia fissa. Prima “Mortimer e Wanda” del 2000, definito dalla critica “un piccolo cult”, “Separazione” del 2008 e “Casina”, in scena anche a segrate nel 2009».
Qual è stato il vostro percorso formativo?
«A Torino abbiamo studiato all’Accademia d’Arte Drammatica di Ernesto Cortese. Dopo diversi lavori in rai, abbiamo proseguito con l’attività di professionisti, dedicandoci al doppiaggio e al teatro».
Doppiatori e attori, passioni che si intrecciano o vi appassiona più l’uno o l’altro lavoro?
«Il teatro è magia. Magia dello spettacolo, sempre diversa. E poi il rapporto con il pubblico, con cui si crea uno scambio fortissimo, è impagabile. L’obiettivo di attori e tecnici è regalare un sogno, quindi tutto deve funzionare. È un compito difficile. Da perseguire dall’inizio alla fine altrimenti si perde l’incanto che tiene insieme la finzione. Il doppiaggio, invece, è recitazione pura, una cosa completamente diversa. Ci si affeziona ai personaggi delle serie: sono rimasta orfana di Olivia Spencer (Crystal Chappell in “Sentieri”) dopo la chiusura della telenovela durata 72 anni!».
Incontrate difficoltà a lavorare insieme?
«No, per noi è bellissimo! Nonostante siamo entrambi attori – e, si sa, gli attori sono un po’ egocentrici – facciamo a gara a chi aiuta di più l’altro. Passiamo ore e ore insieme in auto, durante il montaggio e la lavorazione degli spettacoli. La tournèe per noi è un viaggio di nozze!».
Passiamo allo spettacolo che andrà in scena in Commenda. Il testo teatrale è inedito. Come è nato? Come mai la scelta è caduta su questo testo di Kundera?
«È una riduzione in forma di tragi-commedia che prende fortemente posizione nel movimento degli intellettuali. Ho soggiornato a Praga per approfondire la conoscenza del romanzo e per restituire attraverso il breve e immediato linguaggio teatrale, una storia che mi ha commosso. Ho fatto delle ricerche storiche – mi sono rivolta alla Procura Generale per avere atti e protocolli segreti dei Paesi del Patto di Varsavia – e musicali. Nella rappresentazione ho inserito solo brani di tradizione ceca, a rappresentare la mentalità popolare durante la Primavera di Praga, la lotta a suon di musica, arte, cinema, teatro. Questo spettacolo non è di propaganda politica, ma punta a far conoscere il recente passato di un Paese a noi vicino. È una storia d’amore unica e avvenuta una sola volta, ma al tempo stesso avvenuta milioni di volte in tutti quegli uomini e quelle donne che si riconoscono in Tereza e Tomas. È una protesta di sentimenti, di intimità violate, di carriere distrutte; una risposta laica al desiderio insito nell’animo umano, inesperto e passeggero, troppo leggero per sostenere l’assoluto. È una dolcissima danza di Pathos e Logos sui suoni della Boemia di Milan Kundera, che di Passione e Ragionamento è stato grandissimo maestro».
Che tipo di modifiche avete apportato al testo originale?
«Rispetto al romanzo, ho impostato come parte dominante la storia d’amore e le difficili vicende di Tereza e Tomas per rappresentare gli avvenimenti storici dell’epoca. Poi ho aggiunto la storia del professore universitario Franz e della sua allieva Sabina, due personaggi moderni che discutono di filosofia e che con buffo umorismo portano lo spettatore ad immedesimarsi nelle situazioni, rendendo leggero l’esercizio del pensiero. I dialoghi filosofici stanno a dimostrare che la cultura può essere divertente se l’approccio è giusto e non violento, sempre vero e semplice, mai semplicistico. Un po’ perchè siamo a teatro, un po’ perchè i drammi passati devono essere rispettati. Il dolore gridato e sofferto è “del momento”, quando avviene il delitto. Anni dopo puoi permetterti il lusso di raccontare l’avvenimento in maniera ironica».
Ha incontrato difficoltà  nella traduzione a testo teatrale?
«Metti insieme fantasia, piacere per la musica e ammirazione per l’autore … e il risultato è una trascrizione libera e ispirata. Ho impiegato un anno. Quando mi è balenata l’idea ho dovuto costruire i dialoghi, non presenti nel romanzo, di Tomas e Tereza. E quindi mi son detta “Se riesco a scrivere il primo atto, è fatta!”. In verità, poi sono andata avanti senza sapere se sarei riuscita davvero a finirlo. Ma sono arrivata alla conclusione e così siamo passati allo studio fisico delle parti e all’allestimento scenico. Curata dal grande Nicola Rubertelli, la scenografia è corposa, con muri imponenti che bloccano le vie d’uscita. Un labirinto, entro il quale, come topi in gabbia, i personaggi si trovano spiati e costretti nel percorso obbligato del regime stalinista, che censura ogni movimento».
Concludete la stagione a Segrate, città in cui abitate. Com’è andato finora lo spettacolo?
«Siamo molto contenti del successo. Lo spettacolo è faticoso ma siamo tranquilli. L’unica angoscia per il finale è riuscire a costruire la scenografia, rendendo onore al lavoro di Rubertelli, sul palcoscenico di Cascina Commenda che poco si presta a questo tipo di allestimento».
Il prossimo lavoro? C’è qualcosa in cantiere?
«Per l’anno prossimo abbiamo in programma la nuova tournèe de “L’insostenibile leggerezza … ”, sperando di poter arrivare al terzo anno di repliche come in “Casina”. Ora sono troppo presa e concentrata su questo spettacolo per iniziare a dedicarmi a un altro».
In questa situazione di crisi generale in cui anche le istituzioni lo considerano in secondo piano, cosa si può fare per migliorare le condizioni del teatro?
«Gridare che non è così e sbugiardare le persone che lo dicono.  Anche il Ministro Monti se non avesse seguito il suo percorso di studi, non sarebbe arrivato dove è arrivato! Gridare la verità. Questo spettacolo ha come linea guida la trasposizione teatrale di un romanzo importante e quindi ha la possibilità di fare conoscere al pubblico gli ideali di umanità, libertà intellettuale e cultura. Cultura che riguarda tutti. È grazie alla cultura degli intellettuali che hanno gridato e ai politici che hanno rischiato la vita che la rivoluzione ceca è stata la meno sanguinaria di tutte. É una rivoluzione nata e mossa dalla fame e che non è sfociata nell’ignoranza, ma nella conoscenza che rappresenta la prima difesa dalla morte. I russi avevano distrutto la cultura. Nessun ceco ha preso in mano un’arma. Il popolo ha creduto e seguito gli intellettuali che all’epoca si sono esposti. Oggi la Repubblica Ceca è uno dei primi Paesi al mondo in cui si legge di più. La cultura salverà il mondo, soprattutto in momenti di grande crisi. Perchè restano la speranza, la fantasia, l’intelligenza e il desiderio di socialità. E la gente si rifugia in questi valori. La dimostrazione è che il teatro sta subendo una fioritura. E per questo deve essere parte del mondo di oggi, per trasmettere anche un’immagine grottesca di ciò che siamo».

Appuntamento sabato 31 marzo, ore 21. Ingresso da 12 a 15 euro. Info e prenotazioni: TicketOne Cascina Commenda: Via Amendola 3, Segrate. Tel: 02-2137660 – info@spazioteatrio.it – da mer a sab (orari: 10-13 / 16-19).

venerdì 30 marzo 2012

Torneo Primavera: novità per la 25a stagione del memorial Narri

Arte dei suoni: Ensemble Sangineto in "Suoni di antichi strumenti"

Musica Giovane: finale di stagione - Sarchini e Novaretto in "Danzando ... a quattro mani" -

Marina Thovez e Mario Zucca: "L'insostenibile leggerezza ..." - Cascina Commenda -

Proposte attività 28 marzo-18 aprile ... e dintorni

Proposte attività 28 marzo-18 aprile ... Segrate

Matteo Iannacone: la nuova scoperta del team

Musica Giovane: Carnelli e Delconte - videoconcerto "Il ragtime e la preistoria del jazz" -

Proposte attività 14 -28 marzo... e dintorni

Jesus il musical: Cascina Commenda

Proposte attività 14-28 marzo ... Segrate

mercoledì 29 febbraio 2012

Art & Cafè: Pietro Cassaghi

Note di Primavera - Redecesio -

"Mi piace da morire" di e con Debora Mancini Festa della Donna Cascina Commenda

Proposte attività 29 febbraio - 14 marzo ... e dintorni

Concerto pro AIDO

Nati per leggere 2012

Incontri d'autore in biblioteca: Alma Abate e Gianni Biondillo

Proposte attività 29 febbraio - 14 marzo